La protezione dei dati personali non è più un tema riservato a giuristi e tecnici informatici: riguarda tutti, dalle aziende alle scuole, dalle pubbliche amministrazioni ai singoli cittadini. Con la delibera del 4 agosto 2025, il Garante Privacy ha approvato un nuovo ciclo di ispezioni che prevede almeno 35 accertamenti nel secondo semestre dell’anno, da svolgere tramite il proprio Ufficio e con il supporto della Guardia di Finanza.
L’obiettivo? Verificare il rispetto del GDPR e del Codice Privacy italiano, in settori considerati particolarmente a rischio.
Come funzionano le ispezioni
Le verifiche possono avvenire sia con richieste documentali sia con accessi diretti presso le sedi dei soggetti controllati. Gli ispettori analizzano:
- registri dei trattamenti e informative,
- basi giuridiche del trattamento (consenso, obblighi di legge, contratti),
- misure di sicurezza informatica,
- gestione dei data breach,
- corretto rapporto con i fornitori esterni.
Il verbale finale può contenere semplici raccomandazioni, ordini di adeguamento o, nei casi più gravi, l’avvio di sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato, come previsto dal GDPR.
I settori sotto la lente
Non tutti i settori hanno lo stesso livello di rischio. Tra i più monitorati troviamo:
- videosorveglianza e biometria, per il rischio di raccolta massiva e di trattamenti invasivi,
- pubbliche amministrazioni e scuole, che gestiscono grandi banche dati e informazioni di minori,
- sanità, con cartelle cliniche e referti digitali da proteggere,
- aziende private e marketing, spesso inadempienti su cookie, profilazione e comunicazioni commerciali,
- gestione dei data breach, per verificare il rispetto della regola delle 72 ore di notifica,
- fornitori esterni, punto debole frequente nelle catene di subappalto tecnologico.
Implicazioni pratiche
Per le aziende, l’ispezione è un banco di prova che può trasformarsi in opportunità: dimostrare serietà nella protezione dei dati rafforza la fiducia di clienti e partner.
Per le PA, la sfida è garantire trasparenza e sicurezza, affinché i cittadini percepiscano la pubblica amministrazione come affidabile.
Per i cittadini stessi, significa maggiore tutela dei propri diritti e la possibilità di diventare parte attiva, chiedendo chiarezza e opponendosi a trattamenti non legittimi.
Buone pratiche per prepararsi
Chi non vuole farsi trovare impreparato deve:
- mantenere aggiornati i registri dei trattamenti,
- fornire informative semplici e trasparenti,
- rafforzare la sicurezza dei sistemi informatici,
- predisporre procedure chiare per la gestione dei data breach,
- formare regolarmente il personale,
- eseguire DPIA quando si introducono nuove tecnologie,
- controllare la conformità dei fornitori esterni,
- nominare un DPO competente, se richiesto dalla legge.
In altre parole, occorre passare da una logica difensiva (“evitare la multa”) a una cultura della privacy come valore aziendale e istituzionale.
Uno sguardo al futuro
Il ciclo di ispezioni del 2025 non è un evento isolato, ma parte di una strategia europea più ampia. Francia, Germania, Spagna e altri Paesi stanno intensificando i controlli, soprattutto in settori come intelligenza artificiale, big data e riconoscimento biometrico.
Le sfide future – dall’AI Act al crescente uso di algoritmi predittivi – renderanno la protezione dei dati ancora più centrale.
Conclusione
La delibera del Garante è un messaggio chiaro: la privacy non è un ostacolo, ma un’opportunità. Per le aziende e le PA significa rafforzare la propria affidabilità; per i cittadini significa maggiore protezione; per tutti significa costruire un rapporto di fiducia più solido nell’ecosistema digitale.
Chi saprà muoversi per tempo, adottando buone pratiche e investendo in cultura della protezione dei dati, non dovrà temere le ispezioni: al contrario, potrà presentarsi come un esempio virtuoso in un mondo che considera i dati la risorsa più preziosa.


