Con l’aumento del lavoro da remoto, molte aziende hanno introdotto strumenti digitali per monitorare l’attività dei propri dipendenti. Tuttavia, il Garante per la protezione dei dati personali ha recentemente ribadito un punto fermo: la geolocalizzazione dei lavoratori in smart working è vietata. Questa decisione nasce dall’esigenza di tutelare la privacy e i diritti fondamentali dei lavoratori, anche al di fuori dell’ambiente aziendale.
Contesto normativo e nuove direttive
Il Garante ha sottolineato che la raccolta continua e sistematica della posizione dei dipendenti costituisce un trattamento eccessivo e non proporzionato rispetto agli obiettivi perseguiti dalle imprese. Anche se il lavoratore presta il proprio consenso, tale pratica rimane illecita in quanto il rapporto di subordinazione potrebbe influenzare la libera scelta.
Secondo la normativa europea (GDPR) e il Decreto Legislativo 196/2003, i dati personali devono essere trattati in modo lecito, corretto e trasparente. La raccolta della posizione tramite sistemi di geolocalizzazione, se non motivata da esigenze specifiche e documentabili (ad esempio, la sicurezza del lavoratore), rappresenta una violazione del principio di minimizzazione e proporzionalità.
Gli strumenti digitali: rischi e limiti
Molte aziende si affidano a software di monitoraggio per gestire il lavoro da remoto. Questi strumenti, tuttavia, spesso vanno oltre il semplice controllo delle attività lavorative, rilevando anche la posizione geografica. Il Garante ha chiarito che tali strumenti possono essere utilizzati solo se strettamente necessari e solo in circostanze eccezionali, come previsto dalle norme sul controllo a distanza (art. 4 dello Statuto dei Lavoratori).
Buone pratiche per le aziende
In alternativa alla geolocalizzazione, le imprese possono adottare approcci meno invasivi per garantire la produttività, come:
- Definizione chiara degli obiettivi e delle attività da svolgere;
- Monitoraggio tramite report periodici e risultati raggiunti;
- Utilizzo di strumenti collaborativi trasparenti per agevolare il lavoro di squadra.
È essenziale che i datori di lavoro informino chiaramente i dipendenti sulle modalità di controllo adottate, nel rispetto del diritto alla trasparenza e alla tutela dei dati personali.
Conclusioni
Questa recente presa di posizione del Garante rafforza la necessità di bilanciare il controllo aziendale con il rispetto della privacy dei dipendenti. BGT Data Consulting si impegna ad assistere le aziende nell’adozione di politiche di smart working conformi alla normativa vigente, offrendo consulenze specifiche in materia di protezione dei dati personali. Per maggiori dettagli, è possibile consultare la newsletter ufficiale del Garante.